Non ha dubbi il dottor Mario Sbordone (direttore dell’Unità Operativa di Oculistica dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie), nel far chiarezza su una delle patologie che hanno il costo più alto in termini di qualità di vita, ma anche in relazione alla spesa per il Servizio sanitario nazionale.
I maggiori specialisti nel campo della chirurgia oculistica si sono ritrovati a Napoli il per discutere delle innovazioni nella chirurgia mini invasiva per la cura del glaucoma.
Ad organizzare questo rendez vous nazionale è stato il dottor Mario Sbordone (direttore dell’Unità Operativa di Oculisticadell’Ospedale Santa Maria delle Grazie), che in diretta streaming ha trasmesso alcuni interventi realizzati proprio con le nuove tecniche oggi disponibili. «Troppi pazienti con glaucoma ritardano l’intervento acausa di mancate diagnosi o, peggio ancora, dell’errata convinzione che evitare l’interventochirurgico sia la scelta giusta. Oggi, a differenza di qualche anno fa, esistono infatti delle tecniche di chirurgia mini-invasiva che possono aiutate i pazienti affetti da glaucoma a preservare la vista senza dover sopportare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali. Quindi, una chirurgia“light” ma efficace, che è preferibile ad un uso prolungato di colliri», ha spiegato Sbordone che da più di 15 anni si occupa di chirurgia mini-invasiva del glaucoma, facendo del Santa Maria delle Grazie un punto d’eccellenza anche per l’oculistica.
«Queste tecniche - aggiunge - consentonooggi di evitare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali, che pur avendo un ottimorapporto di efficacia e sicurezza costringono ad un decorso post operatorio faticoso e sofferto per il paziente».
Dunque, si punta oggi ad un minore rischio post operatorio e di conseguenza anche un minordisagio e una ripresa più rapida. Lo specialista spiega infatti che gli effetti collaterali chemaggiormente si riscontrano dopo un intervento “tradizionale” sono l’ipotono e le emorragie. Nelprimo caso, «il problema è causato dall’improvviso passaggio che si ha da un occhio sottoposto ad una forte pressione, ad un occhio eccessivamente sgonfio. Cosa che causa un peggioramento della vista nel post operatorio». Altro effetto collaterale della chirurgia tradizionale sono le emorragie, che si generano all’interno dell’occhio e che dipendono proprio da questo repentinocalo di pressione nel bulbo oculare.
Di qui l’esigenza e l’importanza di un evento come il Glaucoma Day organizzato a Napoli, cheaiuta a comprendere perché un intervento mini- invasivo sia oggi più che preferibile. «Queste tecniche - prosegue Sbordone - ci consentono di realizzare un deflusso programmato del liquido intra oculare e quindi si evitano i grassi vuoti di pressione all’interno dell’occhio, garantendo al paziente un decorso molto più confortevole».
Questi interventi basati su tecniche mini invasive durano in media solo 15 minuti in un regime di day surgery, decisamente più “leggeri” rispetto aquanto avviene con la chirurgia tradizionale.
Ma cosa avviene di preciso? «Semplificando non poco, lo scopo della chirurgia mini-invasiva per il glaucoma - spiega Sbordone - è quello di creare una piccola fistola che consenta il drenaggio dell’umore in eccesso dal bulbo oculare. Si adoperano degli stent piccolissimi per regolare il deflusso del liquido, device di altissima precisione che hanno uno spessore inferiore a quello di un capello. Parliamo di interventi di assoluta precisione che si fanno in anestesia locale, senza alcun dolore per il paziente».
Questo il messaggio che si leva con forza da Napoli: oggi esistono tecniche che possono arrestareil glaucoma. Ma bisogna giocare d’anticipo. «Una volta generati - conclude Sbordone - i danni al nervo oculare non possono essere riparati. Ecco perché è fondamentale parlare di glaucoma, far capire e informare, non solo i cittadini ma anche i colleghi oculisti che non sono chirurghi; molti dei quali continuano ancora oggi a prescrivere colliri vari, cercando di procrastinare il piùpossibile l’intervento.
Questa visione è resa ormai obsoleta dall’avvento delle tecniche mini-invasive e dobbiamo fare in modo che quanti più pazienti accedano alla chirurgia prima che ildanno si generi. Una chirurgia, se più sicura, va consigliata presto».
I maggiori specialisti nel campo della chirurgia oculistica si sono ritrovati a Napoli il per discutere delle innovazioni nella chirurgia mini invasiva per la cura del glaucoma.
Ad organizzare questo rendez vous nazionale è stato il dottor Mario Sbordone (direttore dell’Unità Operativa di Oculisticadell’Ospedale Santa Maria delle Grazie), che in diretta streaming ha trasmesso alcuni interventi realizzati proprio con le nuove tecniche oggi disponibili. «Troppi pazienti con glaucoma ritardano l’intervento acausa di mancate diagnosi o, peggio ancora, dell’errata convinzione che evitare l’interventochirurgico sia la scelta giusta. Oggi, a differenza di qualche anno fa, esistono infatti delle tecniche di chirurgia mini-invasiva che possono aiutate i pazienti affetti da glaucoma a preservare la vista senza dover sopportare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali. Quindi, una chirurgia“light” ma efficace, che è preferibile ad un uso prolungato di colliri», ha spiegato Sbordone che da più di 15 anni si occupa di chirurgia mini-invasiva del glaucoma, facendo del Santa Maria delle Grazie un punto d’eccellenza anche per l’oculistica.
«Queste tecniche - aggiunge - consentonooggi di evitare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali, che pur avendo un ottimorapporto di efficacia e sicurezza costringono ad un decorso post operatorio faticoso e sofferto per il paziente».
Dunque, si punta oggi ad un minore rischio post operatorio e di conseguenza anche un minordisagio e una ripresa più rapida. Lo specialista spiega infatti che gli effetti collaterali chemaggiormente si riscontrano dopo un intervento “tradizionale” sono l’ipotono e le emorragie. Nelprimo caso, «il problema è causato dall’improvviso passaggio che si ha da un occhio sottoposto ad una forte pressione, ad un occhio eccessivamente sgonfio. Cosa che causa un peggioramento della vista nel post operatorio». Altro effetto collaterale della chirurgia tradizionale sono le emorragie, che si generano all’interno dell’occhio e che dipendono proprio da questo repentinocalo di pressione nel bulbo oculare.
Di qui l’esigenza e l’importanza di un evento come il Glaucoma Day organizzato a Napoli, cheaiuta a comprendere perché un intervento mini- invasivo sia oggi più che preferibile. «Queste tecniche - prosegue Sbordone - ci consentono di realizzare un deflusso programmato del liquido intra oculare e quindi si evitano i grassi vuoti di pressione all’interno dell’occhio, garantendo al paziente un decorso molto più confortevole».
Questi interventi basati su tecniche mini invasive durano in media solo 15 minuti in un regime di day surgery, decisamente più “leggeri” rispetto aquanto avviene con la chirurgia tradizionale.
Ma cosa avviene di preciso? «Semplificando non poco, lo scopo della chirurgia mini-invasiva per il glaucoma - spiega Sbordone - è quello di creare una piccola fistola che consenta il drenaggio dell’umore in eccesso dal bulbo oculare. Si adoperano degli stent piccolissimi per regolare il deflusso del liquido, device di altissima precisione che hanno uno spessore inferiore a quello di un capello. Parliamo di interventi di assoluta precisione che si fanno in anestesia locale, senza alcun dolore per il paziente».
Questo il messaggio che si leva con forza da Napoli: oggi esistono tecniche che possono arrestareil glaucoma. Ma bisogna giocare d’anticipo. «Una volta generati - conclude Sbordone - i danni al nervo oculare non possono essere riparati. Ecco perché è fondamentale parlare di glaucoma, far capire e informare, non solo i cittadini ma anche i colleghi oculisti che non sono chirurghi; molti dei quali continuano ancora oggi a prescrivere colliri vari, cercando di procrastinare il piùpossibile l’intervento.
Questa visione è resa ormai obsoleta dall’avvento delle tecniche mini-invasive e dobbiamo fare in modo che quanti più pazienti accedano alla chirurgia prima che ildanno si generi. Una chirurgia, se più sicura, va consigliata presto».